Venezia

Gioacchino Rossini: Il barbiere di Siviglia

Teatro La Fenice, Venezia
da domenica 19 agosto 2018 a martedì 30 ottobre 2018

 

Gregory Kunde dirige Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini.

Con questo evento riprende dopo la pausa estiva la programmazione lirica del Teatro veneziano: il capolavoro comico del compositore di Pesaro sarà infatti riproposto nel collaudato allestimento firmato dal regista Bepi Morassi con le scene e i costumi di Lauro Crisman e le luci di Vilmo Furian, e con il celebre tenore impegnato nella veste di direttore dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice.

La prima, in programma domenica alle ore 19:00 si inserisce nell’ambito delle celebrazioni in memoria di Tullio Serafin istituite, nel cinquantesimo anniversario della morte del maestro, dall’Archivio storico Tullio Serafin. 

Il barbiere di Siviglia è un’opera in due Atti di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais. Il titolo originale dell’opera era Almaviva, o sia l’inutile precauzione. Prima di Rossini, Giovanni Paisiello aveva messo in scena il suo Barbiere di Siviglia nel 1782 (dieci anni prima della nascita di Rossini). Con quella stessa opera, Paisiello aveva riscosso uno dei maggiori successi della sua fortunata carriera. Il precedente successo di Paisiello faceva sembrare inammissibile che un compositore di ventitre anni – per quanto dotato – osasse sfidarlo. Rossini in realtà non aveva nessuna responsabilità sulla scelta del soggetto.

L’opera fu infatti scelta dall’impresario del teatro Argentina di Roma, il duca Francesco Sforza Cesarini; questi voleva commissionare a Rossini un’opera per l’imminente carnevale. A quei tempi qualsiasi rappresentazione doveva scontrarsi con le forbici della censura pontificia. Per andare sul sicuro, l’impresario propose come soggetto "Il barbiere di Siviglia", che fu subito approvato dai censori pontifici. La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma e terminò fra i fischi. Il clima generale era di totale boicottaggio, dovuto ai sostenitori della versione dell’opera di Paisiello, favorito anche dall’improvvisa morte dell’impresario del Teatro Argentina.

Già dalla seconda recita, il pubblico acclamò l’opera di Rossini, portandola ad oscurare la precedente versione di Paisiello e diventando una delle opere più rappresentate al mondo.