Arte e Cultura

I ‘DO MORI’ DI VENEZIA

 

IL MORO VECCHIO E IL MORO GIOVANE

Soprannominati così per il loro colore bruno, posti alla sommità della Torre su una terrazza, i Mori sono due statue di bronzo raffiguranti due pastori che battono con una mazza le ore su una grande campana. Furono fusi da Ambrogio delle Ancore nel 1497 e costruiti con il corpo snodato all’altezza della vita, in modo da poter compiere il gesto di percuotere la campana, anch’essa in bronzo e sormontata da un globo dorato ed una croce, che reca inciso il nome del suo ideatore, Simeone (ossia Simone Campanato).

I due Mori sono molto simili ma non uguali: a uno dei due, quello di destra, manca infatti la barba. Per questo particolare il Moro barbuto è denominato il "vecchio", l'altro il "giovane". A questa attribuzione di ruoli contribuisce un particolare ben preciso. I Mori segnano le ore battendo la campana coi loro martelli (tanti rintocchi quante sono le ore), ma con una precisa modalità. Il Moro Vecchio batte le ore due minuti prima dell'ora esatta, a rappresentare il tempo che è passato, mentre il Moro Giovane suona l'ora due minuti dopo per rappresentare il tempo che verrà.

 

 

LA SIMBOLOGIA DELLA TORRE DELL’OROLOGIO


I Mori rappresentano il caos originario della negritudine primordiale, prima della creazione del mondo. Il suono delle campane, colpite con un martello, ricorda che il Verbo (la Parola) è all'origine della creazione del mondo.

I Mori, con gli altri elementi che caratterizzano la Torre dell’Orologio, completano quell’insieme di enigma, simbolismo e mistero che racchiude in se la Serenissima. Il tempo, le stagioni, i segni zodiacali, i pianeti, tutto è trova posto nella torre che guarda instancabile il Bacino di San Marco. Venezia voleva, e vuole tutt’ora, presentarsi come città che affonda le radici nelle tradizioni del passato ma sempre un passo avanti rispetto agli altri, senza scordare il presente.