Venezia

CANDIANI GROOVE

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Centro Culturale Candiani
da venerdì 4 maggio 2018 a venerdì 25 maggio 2018

PROGRAMMA DI MAGGIO 2018

Ingresso: intero euro 10 – ridotto euro 7– ridotto speciale per i giovani fino a 29 anni (posti limitati) euro 3

4 maggio alle 21:00

Le vere pareti verticali

Carlo Volpato, chitarre
Ferruccio Toffoletto, sax alto, baritono, soprano e flauto
Vladimiro “Miro” Miotti, tromba e flicorno
Paolo Oggian, contrabbasso
Renzo Turcato, batteria

Artisan Project è un lungo percorso, snodato in più di dieci anni di concerti sui palchi del Veneto, che si concretizza nella definitiva formazione che ha visto l’inserimento della chitarra sia come supporto armonico, in stretto rapporto con contrabbasso e batteria, sia come solista in aggiunta al sax e alla tromba, dando così al quintetto un taglio decisamente moderno e, perché no, accattivante.
La maturazione di questo storico gruppo del veneziano nel panorama della musica jazz locale, non strettamente vincolante, è testimoniata dalle numerose composizioni originali che hanno prodotto e continuano a produrre proprio in questi giorni.
Composizioni, tutte originali, che apparentemente si presentano in modo “semplice” ma a un attento (ri)ascolto si rivelano di una complessità esecutiva di non facile approccio.
Armonie e melodie che spaziano dal jazz alla bossa nova, dalla musica classica all’avanguardia jazz, che nascono dalle esperienze di vita dei cinque componenti del gruppo, dove il lavoro quotidiano o le singole passioni vengono tradotte in pensieri musicali originali, alcuni in omaggio ai classici del jazz (Green in Blue) altri ispirati dal proprio background musicale classico (Ethos). Prendono forma così brani pensati di prima mattina mentre in tram, “schiacciati come sardine”, si va al lavoro (6L di Miro Miotti) o mentre ci si arrampica nel silenzio monumentale di una montagna (Le Vere Pareti Verticali di Carlo Volpato, leit motiv di questo progetto) oppure quando si volge lo sguardo al magico mondo cinematografico (Fellini’s Waltz di Ferruccio Toffoletto) o all’amato strumento compagno di una vita (Acoustic Wood di Paolo Oggian).
Un quintetto che si apre all’ascoltatore con la voglia e il coraggio di fare qualcosa di originale, senza lasciarsi schiacciare da obblighi commerciali, in un contesto storico dove il jazz è solo “cosa per intellettuali” e dove il grande pubblico stenta ad affacciarsi.
Un progetto di musicalità che gli Artisan Project con la loro originalità, spostandosi con disinvoltura sulle varianti del jazz e “dintorni”, esprimono forse con infantile passione ma con il coraggio di chi non rinuncerebbe mai a un sogno.
Una realtà musicale apprezzata anche da chi non è cosi addentrato nelle cose del jazz, perché in fondo porre etichette su loro pensiero musicale è solamente riduttivo e fuorviante.

12 maggio alle 21:00

Melissa Leveaux

Radyo Siwèl
Mélissa Laveaux, voce
Tristan Bres, basso
Remi Ferbus, batteria

CON RADIO SIWEL ALLA RICERCA DELLE RADICI
Un progetto che nasce da un pellegrinaggio, un ritorno nella terra natia dopo vent’anni dall’ultima volta, terra dove sentirsi stranieri ma, allo stesso tempo, elettrizzati come un esule che torna in patria. È la storia di Mélissa Laveaux, cantautrice canadese, e del suo ritorno ad Haiti, terra d’origine in cui ha riscoperto radici che credeva sepolte, raccontate in musica nel suo ultimo album, Radyo Siwèl, che sarà presentato al Candiani e in cui Mélissa ha riversato in note tutto ciò che ha assorbito durante il suo viaggio.
Il disco, uscito il 23 marzo per la label francese per Nø Format, è un percorso fra le sonorità, le storie, i colori e gli odori scoperti ad Haiti, gli stessi che per intere generazioni hanno influenzato gli artisti folk haitiani.
Un album interamente dedicato alle canzoni popolari haitiane degli anni ’20 e alla loro esplicita valenza politica, una brillante rivisitazione di canzoni folk, inni pastorali e voodoo, che sposano la modernità dell’indie-rock e la forza dell’afrobeat, senza dimenticare il tocco party-dance dei carnevali caraibici.
Ed è stato un suono in particolare a colpire Mélissa, una storia di un’artista esule, seppur in maniera diversa da lei: la voce di Martha Jean-Claude, una cantante e compositrice haitiana costretta a lasciare il suo paese per la sua musica ‘politica'.
Inizialmente pensato per diventare un album di cover, Radyo Siwèl è cresciuto, diventando punto di raccordo fra l’indie rock, tipico del sound di Laveaux, e le canzoni su cui si fonda la tradizione haitiana, reinterpretate attraverso un’elegante avventura sonora, tutta da scoprire.
Parte dei proventi del disco andranno a finanziare un programma di inserimento delle giovani donne haitiane nel mondo della musica.

25 maggio alle 21:00

Sheila Jordan Quintet

Voce del be-bop, leggenda del jazz
Sheila Jordan, voce
Dan Fox, trombone
Greg Burk, pianoforte
Alvise Seggi, contrabbasso
Jimmy Weinstein, batteria

Voce del be-bop, leggenda del jazz
Sheila Jordan compirà 90 anni il prossimo 18 novembre. Non è quindi esagerato definirla, alla stregua di Lee Konitz – che i 90 li ha invece superati lo scorso ottobre – una leggenda vivente del jazz, fra i pochi musicisti ancora in vita ad aver frequentato la New York jazzistica a cavallo fra gli anni ’40 e ’50. A dispetto dell’età è ancora in gran forma, canta come una donna che ha metà dei suoi anni, anche se da qualche tempo ha diradato sia i concerti che i seminari – è anche un’apprezzata didatta – che tiene in ogni angolo del mondo. E’ stata chiamata dal Conservatorio di Milano per condurre una Master Class a metà maggio, e si trasferirà subito dopo per un’altra clinic a Venezia. Durante quella settimana terrà soltanto due concerti: il primo nella città meneghina, il secondo al Candiani di Mestre.
Gli appassionati avranno così l’occasione più unica che rara di poter apprezzare dal vivo una delle più importanti ed originali cantanti del jazz moderno, capace ancora di regalare grandi emozioni. La affiancherà in questo suo unico concerto veneto il trombonista Dan Fox, musicista preparato e duttile, il pianista Greg Burk, il batterista Jimmy Weinstein, nato a Chicago, oltre che il solido ed affidabile contrabbassista veneziano Alvise Seggi.
Se Sheila Jordan ha fatto un patto con il diavolo, sembra aver fatto un buon affare. Ha superato tutti gli ostacoli che la vita può proporre, non lasciandosi mai scoraggiare. Nata il 18 novembre 1928 a Detroit e cresciuta in povertà nella Pennsylvanya dei minatori, inizia a cantare ch’era ancora bambina e già lavora nei club poco più che adolescente. E’ influenzata soprattutto da Charlie “Bird” Parker, fatto abbastanza inconsueto per una cantante. Lavora spesso con musicisti di colore e per questo viene osteggiata dalla comunità bianca ma niente la fa recedere dall’obiettivo di portare avanti la sua carriera musicale. Muove i primi passi formando un trio vocale che esegue versioni dei soli di Charlie Parker, in modo molto simile a quello che avrebbero fatto più tardi Lambert, Hendricks & Ross, maestri dello stile “vocalese”. Nel 1952 si trasferisce a New York dove sposa Duke Jordan, pianista di “Bird” Parker, da cui si separerà nel 1962; studia quindi con Charles Mingus e Lennie Tristano, ma arriva ad incidere a suo nome solo all’inizio degli anni ’60.
Uno dei suoi primi dischi da leader s’intitola The Outer View e vede la partecipazione di George Russell (vi è contenuta una celebre lunga versione di You Are My Sunshine). La popolarità della Jordan cresce sensibilmente a metà degli anni ’70, quando il pubblico inizia finalmente ad apprezzare il suo stile creativo ma rigoroso, le sue non comuni qualità musicali, la sua lucida creatività incapace di accettare compromessi e fare concessioni allo spettacolo. Aumentano nello stesso periodo anche le collaborazioni, spesso prestigiose, che la vedono esibirsi prima a fianco del pianista Steve Kuhn, poi del bassista Steve Swallow, con cui incide Home, album in cui vengono musicate alcune poesie di Robert Creeley. Nel 1983 pubblica un disco in duo con il contrabbassista Harvie Swartz, Old Time Feeling formato per lo più da standard mentre l’album successivo, Lost And Found (1990), è un tributo alle sue radici be–bop. Negli ultimi tempi ama suonare soprattutto in duo con il contrabbassista Cameron Brown. Totalmente non derivativa, Sheila Jordan è una delle poche cantanti jazz a meritarsi davvero questo appellativo e nessun altro genere musicale potrebbe meglio definirla. Nel 2003 festeggia i 75 anni con una delle sue migliori incisioni di sempre, Little Song, in cui è affiancata dal trio di Steve Kuhn e dal trombettista Tom Harrell.
Claudio Donà